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lavori d’ottobre

Ottobre: la stagione apistica è proprio finita, anche se in alcune zone dell’Italia, autunno permettendo, qualcuno può ancora pensare al miele di corbezzolo.
Le api da tempo si sono preparate per l’inverno. Anche gli apicoltori hanno già compiuto gran parte delle operazioni necessaria a predisporre le famiglie per il lungo riposo, ma qualcosa resta sempre da fare; sono gli ultimi ritocchi, pochi rapidi interventi che possono risultare assai importanti.
Quando non c’è importazione è fondamentale che le visite in apiario siano ridotte all’essenziale e siano estremamente rapide. Occorre pertanto aver le idee chiare su ciò che si deve ancora fare… e non sempre è facile. Non pretendo di esprimere verità assolute, ma mi sbilancio a descrivere come opero in apiario.
Quando visito le api, per prima cosa faccio un giro davanti agli alveari, controllandone il volo, la mortalità di fronte ai predellini e osservando se le api girano intorno agli alveari. Ogni indizio può fornire utili indicazioni. In ottobre il volo è ridotto, ma in genere ordinato. Se non sono disturbate, non si notano api che girano senza meta apparente. In tali condizioni la situazione può essere ottimale per la visita.
A questo punto della stagione mi devo preoccupare soprattutto che ogni alveare in apiario sia in grado di passare l’inverno. Per il controllo parto quindi dalle famiglie che ritengo più piccole e dai nuclei. A seconda del clima invernale si stabilisce qual è il quantitativo minimo di scorte per garantire la sopravvivenza. Nel Nord Italia il nucleo in polistirolo con sei favi di api e scorte rappresenta la dimensione ottimale. Visitando i nuclei, sottraggo tutti i favi che non sono coperti da api e che presentano scorte scarse, soprattutto elimino i favi appena costruiti od i cerei non completi; se questi invece contengono scorte o poca covata cerco di posizionarli verso l’esterno. Ultimato il controllo dei nuclei o comunque delle famiglie più piccole ho la situazione di quanti favi sono necessari per riportare anche le famiglie più piccole al minimo desiderato. Procedo quindi al controllo delle famiglie. Le casse in ottobre, se tutto è andato regolarmente, dovrebbero essere piene di api e disposte su 9-10 favi. Se sono in tali condizioni, è tranquillamente possibile prelevare due favi per integrare i nuclei. E’ importante per prima cosa trovare la regina per evitare di portarla via inavvertitamente. A ottobre l’operazione non è solitamente difficile perche la covata è già ridotta verso il centro e la regina staziona di preferenza in questa zona piu riscaldata dell’alveare. Come rionforzo ai nuclei solitamente non utilizzo favi di covata, ma due favi di scorta ben coperti di api. Alcuni apicoltori più tradizionali potrebbero rabbrividire pensando a trasferire le api da una famiglia all’altra senza alcun accorgimento. Probabilmente un tempo, quando si allevavano api di razza piu aggressiva, tale operazione non poteva essere eseguita. Ricordo ancora gli insegnamenti che prevedevano zucchero a velo, farina, foglio di giornale e quant’altro. Da anni non utilizzo alcun accorgimento, introduco semplicemente i favi con api e scorte nei nuclei da completare.
Se nuclei e famiglie sono del medesimo apiario, parte delle api introdotte ritorneranno all’alveare di partenza per cui è opportuno scrollare un ulteriore favo ricolmo di api. Restringo, quindi, le famiglie indebolite fra due diaframmi, possibilmente in polistirolo, e così sono pronte per l’inverno. Quando nella visita incontro famiglie già ridotte numericamente, elimino comunque i favi non coperti e stringo la famiglia tra due diaframmi. La visita di ottobre serve inoltre ad eliminare o riunire le famiglie con problemi (orfanità, regine alla frutta, …) ed a verificare l’efficacia dei trattamenti estivi alla varroa. Dopo il trattamento tampone estivo, che ha ormai esaurito da tempo il suo effetto, le api potrebbero essersi ricaricate di parassiti: anche centinaia al giorno possono derivare dal saccheggio. Occorre dunque tenere sempre gli occhi aperti e, se necessario, intervenire con tempestività. E’ presto per l’intervento finale con acido ossalico, ma in caso di infestazioni evidenti se ne può anticipare un passaggio.
Non ho accennato a nutrizioni di soccorso o integrative delle scorte. Se si nutre in ottobre, le api sono comunque stimolate a maggiori consumi per cui lo sciroppo somminisrtrato in questo periodo non sempre viene immagazzinato come scorta per l’inverno. Ritengo utile nutrire solo in caso di percolo per la sopravvivenza (l’autunno 2003 non va dimenticato) ed aspettare poi la fine del mese o addirittura il mese prossimo per il controllo delle scorte e per le nutrizioni. Ottobre non è un periodo di grande lavoro, ma si rivela spesso un momento assai delicato!

Carlo Olivero

Ottobre: la stagione apistica è proprio finita, anche se in alcune zone dell’Italia, autunno permettendo, qualcuno può ancora pensare al miele di corbezzolo.
Le api da tempo si sono preparate per l’inverno. Anche gli apicoltori hanno già compiuto gran parte delle operazioni necessaria a predisporre le famiglie per il lungo riposo, ma qualcosa resta sempre da fare; sono gli ultimi ritocchi, pochi rapidi interventi che possono risultare assai importanti.
Quando non c’è importazione è fondamentale che le visite in apiario siano ridotte all’essenziale e siano estremamente rapide. Occorre pertanto aver le idee chiare su ciò che si deve ancora fare… e non sempre è facile. Non pretendo di esprimere verità assolute, ma mi sbilancio a descrivere come opero in apiario.
Quando visito le api, per prima cosa faccio un giro davanti agli alveari, controllandone il volo, la mortalità di fronte ai predellini e osservando se le api girano intorno agli alveari. Ogni indizio può fornire utili indicazioni. In ottobre il volo è ridotto, ma in genere ordinato. Se non sono disturbate, non si notano api che girano senza meta apparente. In tali condizioni la situazione può essere ottimale per la visita.
A questo punto della stagione mi devo preoccupare soprattutto che ogni alveare in apiario sia in grado di passare l’inverno. Per il controllo parto quindi dalle famiglie che ritengo più piccole e dai nuclei. A seconda del clima invernale si stabilisce qual è il quantitativo minimo di scorte per garantire la sopravvivenza. Nel Nord Italia il nucleo in polistirolo con sei favi di api e scorte rappresenta la dimensione ottimale. Visitando i nuclei, sottraggo tutti i favi che non sono coperti da api e che presentano scorte scarse, soprattutto elimino i favi appena costruiti od i cerei non completi; se questi invece contengono scorte o poca covata cerco di posizionarli verso l’esterno. Ultimato il controllo dei nuclei o comunque delle famiglie più piccole ho la situazione di quanti favi sono necessari per riportare anche le famiglie più piccole al minimo desiderato. Procedo quindi al controllo delle famiglie. Le casse in ottobre, se tutto è andato regolarmente, dovrebbero essere piene di api e disposte su 9-10 favi. Se sono in tali condizioni, è tranquillamente possibile prelevare due favi per integrare i nuclei. E’ importante per prima cosa trovare la regina per evitare di portarla via inavvertitamente. A ottobre l’operazione non è solitamente difficile perche la covata è già ridotta verso il centro e la regina staziona di preferenza in questa zona piu riscaldata dell’alveare. Come rionforzo ai nuclei solitamente non utilizzo favi di covata, ma due favi di scorta ben coperti di api. Alcuni apicoltori più tradizionali potrebbero rabbrividire pensando a trasferire le api da una famiglia all’altra senza alcun accorgimento. Probabilmente un tempo, quando si allevavano api di razza piu aggressiva, tale operazione non poteva essere eseguita. Ricordo ancora gli insegnamenti che prevedevano zucchero a velo, farina, foglio di giornale e quant’altro. Da anni non utilizzo alcun accorgimento, introduco semplicemente i favi con api e scorte nei nuclei da completare.
Se nuclei e famiglie sono del medesimo apiario, parte delle api introdotte ritorneranno all’alveare di partenza per cui è opportuno scrollare un ulteriore favo ricolmo di api. Restringo, quindi, le famiglie indebolite fra due diaframmi, possibilmente in polistirolo, e così sono pronte per l’inverno. Quando nella visita incontro famiglie già ridotte numericamente, elimino comunque i favi non coperti e stringo la famiglia tra due diaframmi. La visita di ottobre serve inoltre ad eliminare o riunire le famiglie con problemi (orfanità, regine alla frutta, …) ed a verificare l’efficacia dei trattamenti estivi alla varroa. Dopo il trattamento tampone estivo, che ha ormai esaurito da tempo il suo effetto, le api potrebbero essersi ricaricate di parassiti: anche centinaia al giorno possono derivare dal saccheggio. Occorre dunque tenere sempre gli occhi aperti e, se necessario, intervenire con tempestività. E’ presto per l’intervento finale con acido ossalico, ma in caso di infestazioni evidenti se ne può anticipare un passaggio.
Non ho accennato a nutrizioni di soccorso o integrative delle scorte. Se si nutre in ottobre, le api sono comunque stimolate a maggiori consumi per cui lo sciroppo somminisrtrato in questo periodo non sempre viene immagazzinato come scorta per l’inverno. Ritengo utile nutrire solo in caso di percolo per la sopravvivenza (l’autunno 2003 non va dimenticato) ed aspettare poi la fine del mese o addirittura il mese prossimo per il controllo delle scorte e per le nutrizioni. Ottobre non è un periodo di grande lavoro, ma si rivela spesso un momento assai delicato!

Carlo Olivero

 

http://www.mieliditalia.it/ottobre04.htm

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