Se la fatica fisica è un modo per dimenticare la sofferenza per l’acacia, i lavori dell’estate ci potranno risultare utili. Cicloni, anticicloni, bufere e nevicate tardive permettendo, i raccolti dovrebbero continuare e quindi metti, togli, sposta i melari, controlla le colonie, smiela …., insomma l’attività è ancora intensa. Se inoltre il pessimismo d’inizio stagione non ha permeato l’apicoltore nell’intimo, è il caso di trovare l’energia di dedicare tempo alle colonie e preparare le basi per l’annata successiva. Sperando naturalmente che sia migliore di quella in corso, ma anche di quella prima e così via andando indietro di una manciata d’anni.
Il produttore apistico o aspirante tale, oltre a produrre (speriamo) copiose quantità dei mieli estivi può approfittare di questi mesi per mettere ordine negli apiari, procedere con le sostituzioni delle regine che non ci hanno soddisfatti in stagione e per produrre sciami artificiali. I problemi di sciamatura eccessiva (come già accennato nel numero precedente) di sensibilità alle virosi, alle varie pesti, alle micosi (covata calcificata), di debole ripresa primaverile, di scarsa spinta a melario, tanto per citare alcuni esempi, possono essere, probabilmente, risolti con la sostituzione della regina. Ricordiamoci però che le capacità di una regina nuova, normalmente, necessitano, per essere giudicate, dell’arco di una stagione completa: si tratta innanzi tutto di darle un poco di tempo per adattarsi al nuovo ambiente per concederle, poi, l’opportunità di esprimere le proprie potenzialità nelle diverse fasi stagionali. Con questo voglio dire che se una regina appena inserita non risulta proprio menomata dal punto fisico non è il caso di farsi prendere dalla frenesia di rimpiazzarla subito. A fronte di caratteri che, ad una prima impressione, non ci soddisfano appieno, la regina potrebbe, magari, presentarne altri che invece ce la faranno apprezzare particolarmente. Starà poi a noi mettere tutto sul piatto della bilancia e giudicare nel complesso le sue attitudini. Conviene optare per regine selezionate o per quelle “fatte in casa”? Dipende dai numeri e dalle nostre capacità di operare una selezione genetica. Nella maggioranza delle realtà aziendali medio-piccole comunque non avrei esitazione su quale scelta consigliare: regine selezionate. La selezione genetica applicabile in apicoltura è riferita prevalentemente alla matrice materna, pertanto, più è ampia la base di ricerca, tanto maggiore sarà la validità del risultato. I caratteri oggetto di selezione sono, infatti, non pochi: rendimento della colonia in termini di produzione e consumi, resistenza alle malattie, adattamento alle condizioni invernali e ripresa primaverile, tenuta del favo, bassa tendenza alla sciamatura, compattezza della covata e docilità. L’obiettivo di un selezionatore è di fissare il numero più elevato possibile di caratteri validi in un unico soggetto, creare in definitiva la regina “migliore”. Obiettivo (come, peraltro, molti degli obiettivi apistici) assai ambizioso e difficile, tuttavia l’imponente lavoro di ricerca e selezione consente, già, di ottenere e commercializzare individui decisamente soddisfacenti e simili tra loro. Quest’ultimo fattore raramente è preso in considerazione dall’apicoltore del fine settimana eppure anche lui può apprezzarne i vantaggi. I caratteri genetici sono “nel bagaglio” dalla regina ma determinano il comportamento dell’intera colonia fino a quando quella regina non sarà sostituita. Se si posseggono anche solo cinque alveari ma questi presentano caratteristiche ed andamenti molto differenti, significa che ogni colonia è una storia a sé. Mentre alcune famiglie hanno una buona ripresa primaverile, le altre stentano; ad alcune è possibile dare diversi fogli cerei da costruire in primavera, mentre ad altre se non gli sì da una mano rischiano di non arrivare ai raccolti importanti; talune sembra che vivacchino per tutta la stagione senza gloria e senza infamia, altre debordano di api e producono molto. Insomma per ognuna occorre una ricetta e una conduzione differente. Se situazioni di questo genere possono risultare istruttive e persino divertenti per un principiante, quando si raggiunge un certo livello di esperienza la situazione andrebbe, comunque, normalizzata. La gestione di colonie il più possibile simili tra loro non solo semplifica ed accelera le operazioni in apiario, ma consente, anche, una maggiore previsione del loro andamento nel corso della stagione ed una più incisiva gestione dal punto di vista sanitario. I vantaggi della selezione, quindi, sono al servizio di tutti, non solo dei produttori apistici a fine economico.
Vediamo ora, brevemente, qualche accorgimento per prodursi sciami artificiali dai propri alveari. Dal punto di vista della tempistica delle operazioni è consigliabile procedere alla costituzione dei nuclei in un periodo d’importazione e in ogni modo, quantomeno in Piemonte, entro fine luglio sia per disporre di una sufficiente presenza di fuchi per la fecondazione delle regine appena nate, se si parte con cella reale, sia per avere ancora tempo di rinforzare e parificare gli sciami, con favi di covata prima dell’invernamento. Il metodo più semplice consiste nel dividere la famiglia in due. I favi, e possibilmente il “volo” vanno ripartiti equamente tra due arnie, una delle quali ospiterà la regina vecchia, l’altra quella nuova. Nel caso, nella salomonica divisione, si utilizzi per una delle due “parti”una cella reale si provvederà ad assegnare a questa nuova famigliola (che rischia di essere meno “attraente” per mancanza di feromoni e che dovrà attendere per un poco l’apertura del reparto maternità) il volo.
Altro sistema altrettanto semplice prevede invece il prelievo da uno a tre favi di covata da ciascuna famiglia, a seconda della sua potenza, per la costruzione di sciami artificiali costituiti da tre favi di covata ed uno di scorta. Se si hanno a disposizione favi costruiti ma vuoti se ne inserisce uno per nucleo, altrimenti s’introduce un foglio cereo e si nutre per consentire loro di tirare la cera. Insomma, anche se la depressione regna sovrana, mentre scrivo nei freddi e piovosi giorni della fioritura dell’acacia, nulla toglie di che più avanti si possa “giocare” un po’ con le api confidando in un andamento stagionale più confortante.
Buon lavoro a tutti.
Ulderica Grassone
Perché non impiegare celle reali?
E’, ancora, poco diffusa è la pratica di acquistare presso gli allevatori celle reali al posto delle regine già fecondate da inserire negli sciami artificiali o nelle colonie orfane. Tenendo fermo il concetto di selezione che comunque l’allevatore effettua sia che ci venda la regina oppure la cella reale, in questo modo di operare possiamo evidenziare pro e contro. |