Pubblicato il 24 Novembre 2015 da http://gustodivino.it/home-gusto-vino/pesticidi-nel-vino-e-negli-alimenti-il-42-dei-campioni-contaminati-le-analisi-di-legambiente-e-altroconsumo/massimiliano-montes/15634/

di Massimiliano Montes | 13 commenti |
Il rapporto 2015 di Legambiente è implacabile, il 42% dei campioni esaminati risulta infatti contaminato da residui di pesticidi (con un incremento del 20% rispetto agli anni precedenti), il 22.4% è multiresiduo.
Le sostanze attive più frequentemente rilevate sono il Boscalid, il Captano, il Chlorpyrifos, il Fosmet, il Metalaxil, l’Imidacloprid, il Dimetoato, l’Iprodione.
Conferme della presenza di residui di pesticidi nel vino anche dallo studio della rivista Altroconsumo, che su 50 vini italiani esaminati ne trova solo 6 privi di residui. Addirittura in un campione toscano di Chianti DOCG Biologico sono stati trovati residui oltre i limiti di legge.
Friuli Venezia Giulia, Puglia e provincia di Bolzano in testa: in Friuli in un campione di vino sono stati rilevati fino a sette residui (Fenexamid, Boscalid, Cyprodinil, Dimetomorf, Indoxacarb, irimetanil e Metalaxil), in Puglia un campione di uva da vino conteneva 15 diverse sostanze attive.
Quasi la metà dei campioni (45%) analizzati dal laboratorio pubblico della Provincia di Bolzano contiene più residui di sostanze attive. Si arriva, a combinazioni di otto residui in un campione di fragole locali (Pirimetanil, Piraclostrobin, Fenhexamid, Azossistrobina, Quinoxifen, Fludioxonil, Ciprodinil, Boscalid) e un campione di uva da vino, dove insieme al Captano, peraltro non autorizzato nella specifica coltura (il campione infatti è in realtà conteggiato nelle irregolarità), sono stati riscontrati anche Ciprodinil, Zoxamide, Spiroxamina, Metrafenone, Fludioxonil, Metossifenozide, Tetraconazolo.
Significativo è che su 37 vini analizzati, 24 contengono una media di 3 o 4 residui di fitofarmaci, con punte fino a 8 residui in un vino DOC di produzione locale (Fenhexamid, Metalaxyl, Boscalid, Dimetomorf, Fludioxonil, Pirimetanil, Iprovalicarb, Ciprodinil).
Per quanto riguarda gli alimenti picco di residui isolati è in Emilia Romagna dove sono state rilevate 11 non conformità, di cui 5 riscontrate in campioni di pere clementine e uva da vino trattate con sostanze attive non più autorizzate in Italia per queste colture; mentre le restanti irregolarità riguardano il superamento dell’LMR (limite massimo di residuo) stabilito per Dimetoato e Chlorpyrifos Etile rispettivamente su finocchi, fagiolini, funghi e sulle bietole. Tredici irregolarità, ma su un numero di campionature molto elevate, sono state registrate dal laboratorio pugliese, su campioni di clementine, carciofi, rape, pomodori, pesche, bietole, lattuga, uva, pesto e su campioni di melagrana e ciliegie provenienti dalla Turchia, in tutti i casi per superamento dei limiti massimi consentiti per legge.
E’ comunque la frutta a mostrare le concentrazioni più rilevanti di fitofarmaci: sul totale dei campioni analizzati per questa matrice alimentare, circa il 43.3% contiene due o più residui chimici.
Il tempo di esposizione e l’azione combinata di più pesticidi oltre alla quantità ed il tipo di pesticidi sono fattori di rischio da tenere in considerazione quando si parla di relazioni tra fitofarmaci e salute umana. Le disfunzioni della tiroide sono molto comuni in presenza di un’esposizione prolungata agli organoclorurati.
Secondo un recente studio, la probabilità che si manifesti l’ipotiroidismo in contadini che usano insetticidi organoclorurati (Clordano), fungicidi (Benomil, Maneb/Mancozeb) e l’erbicida Paraquat è elevata. Solo il maneb/mancozeb è stato associato sia con ipertiroidismo che con
l’ipotiroidismo.
Per quanto riguarda il Paraquat, che non è più autorizzato in Europa, ci sono sempre maggiori evidenze scientifiche sulla correlazione tra lo sviluppo del morbo di Parkinson causata dall’esposizione prolungata a questo erbicida. “Ad oggi, ci sono più di 50 studi che associano l’uso di pesticidi/diserbanti ad un maggiore rischio di sviluppare il morbo di Parkinson” – ha dichiarato il Dr. Langston, fondatore e direttore scientifico del Parkinson’s Institute di Sunnyvale, in California.
L’esposizione prolungata ai pesticidi può essere correlata anche allo sviluppo di altre forme di demenza. Da un’indagine effettuata su dei lavoratori di vigneti nel sud-ovest della Francia pubblicata nel 2011 su Occupational and Environmental Medicine risulta che i lavoratori che sono stati esposti a pesticidi hanno peggiori risultati nei test neuro comportamentali volti a misurare la memoria e il ricordo, le competenze linguistiche e le abilità verbali, la velocità dei tempi di reazione utilizzati per determinare uno stato di demenza, mostrando una probabilità 5 volte maggiore di registrare un peggioramento nelle prestazioni rispetto ad una persona non esposta.
Negli Stati Uniti, per esempio, dopo cinque anni di studi sulla tossicità dei fitofarmaci – in cui sono stati censiti e analizzati 289 fitofarmaci dei quali si può trovare traccia negli alimenti, nell’acqua da bere o nell’aria, è stato verificato che 54 di queste sostanze erano agenti cancerogeni. Molte di queste molecole, oltre ad essere dei probabili cancerogeni, sono degli interferenti endocrini.