Tre insetticidi della famiglia dei neonicotinoidi sembrano essere la causa di uno dei problemi più gravi di sempre che interessa il settore agricolo e la biodiversità: la moria delle api. Il governo americano e la Commissione europea si stanno muovendo per salvare gli insetti impollinatori.
La sindrome dello spopolamento degli alveari, colony collapse disorder (Ccd) in inglese, è un fenomeno che colpisce le api operaie e altre specie di insetti impollinatori che vivono negli Stati Uniti e in Europa. Questa definizione è stata coniata in seguito a un calo anomalo del numero di alveari e della produzione di miele che si è verificato nel 2006, anche se le organizzazioni attive nella conservazione insieme ad altre agenzie internazionali che si occupano di cibo e alimentazione, dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare(Efsa) all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), hanno cominciato a notare e studiare questo fenomeno fin dai primi anni Novanta.
Gli indiziati sono i neonicotinoidi
Dopo la straordinaria moria del 2006, Stati Uniti e Commissione europea hanno iniziato a raccogliere dati nei loro territori e condurre ricerche per capire la portata del fenomeno e individuare le ragioni. Pesticidi, parassiti, perdita di habitat. Le cause individuate sono plurime, ma col passare degli anni l’attenzione si è concentrata su tre tipi particolari di insetticidi che si definiscono neonicotinoidi, introdotti su larga scala proprio in coincidenza con l’inizio del verificarsi del Ccd. Questi vengono usati in agricoltura per la concia delle sementi di mais e di altre colture e agiscono sul sistema nervoso di insetti e parassiti. Un effetto che sembra riguardare anche gli insetti impollinatori, fondamentali per la sicurezza alimentare nel mondo e per la biodiversità visto che l’impollinazione garantisce la riproduzione di più dell’80 per cento delle specie vegetali tanto che si stima che il contributo economico che le api regalano al settore agricolo, secondo i dati dell’Unione mondiale per la conservazione della natura, sia pari a 22 miliardi di euro l’anno.
Cosa stanno facendo Stati Uniti e Unione europea
L’Unione europea ha deciso di agire in modo preventivo per salvaguardare gli insetti impollinatori. Dopo aver commissionato all’Efsa un parere sugli effetti dei neonicotinoidi, la Commissione europea ha scelto di vietarli dal primo dicembre 2013, per due anni, adottando il principio di precauzione, cioè reagendo “rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell’ambiente”. In questo modo ha evitato di attendere che i dati a disposizione diventassero sufficienti a stabilire in modo chiaro il colpevole.
Recentemente anche l’amministrazione Obama ha deciso di creare una task force che coinvolge diversi dipartimenti degli Stati Uniti per “capire, prevenire e salvare” le api americane dal declino. Oggi sarebbero 2,5 milioni, nel 1947 erano 6 milioni. Il budget messo a disposizione per il 2015 sarebbe di circa 50 milioni di dollari, un’inezia rispetto al contributo economico che le api danno all’economia americana. Ma soprattutto un investimento per il futuro visto che di recente si è scoperto che gli effetti negativi dei neonicotinoidi si ripercuoterebbero anche su quindici specie di volatili, secondo quanto riportato da uno studio condotto dai ricercatori olandesi della Radboud Universiteit di Nimega.
C’è bisogno di tempo per avere la conferma da parte della scienza, ma quando più prove portano nella stessa direzione, è bene agire di conseguenza per evitare danni che nel lungo periodo potrebbero rivelarsi irreparabili. Vietare i neonicotinoidi oggi, può contribuire a fermare tutto questo e a spingere lo sviluppo del settore agricolo verso campi più sostenibili.