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Apicoltura dal inizio /ep.2/

Le testimonianze piu inequivocabili ce l’anno lasciati gli antichi egizi.

oltre 3.000 anni prima di Cristo. La professione di apicoltore è menzionata in molti testi dell’epoca: le arnie in terracotta, a forma di cilindro e disposte orizzontalmente, erano popolate con l’ape egiziana, ancora oggi presente nella vallata del Nilo.
L’affumicatore era uno strumento diffuso e per l’estrazione del miele non si ricorreva alla pratica dell’apicidio (uccisione delle api). Le abbondanti fioriture lungo le sponde del fiume ed il clima favorevole, svilupparono l’apicoltura sotto forma transumante. Un viaggiatore del settecento descrisse in che modo veniva allora organizzato il trasporto degli alveari, suggerendo che la tecnica si tramandasse da epoche immemorabili: “Si raggruppano su grandi barche le api di numerosi villaggi in ottobre.
Ogni proprietario affida loro i suoi alveari contraddistinti da un segno particolare. Quando la barca è carica, gli uomini addetti a condurla, risalgono lentamente il fiume e si fermano in tutti i luoghi in cui trovano del verde e dei fiori. E così, dopo tre mesi di soggiorno sul Nilo, gli alveari vengono riportati in febbraio ai luoghi da cui erano stati prelevati e nei quali trovano nuove ricchezze. Questa attività frutta agli egiziani un miele delizioso e cera in abbondanza. Al ritorno i proprietari pagano ai battellieri una retribuzione proporzionale al numero degli alveari che essi hanno portato in giro da un capo all’altro dell’Egitto” (“Lettere sull’Egitto”, Savary. 1788).
Nell’Alto Egitto la transumanza era effettuata con l’uso dei muli. In un papiro del III secolo a.C. si legge una lamentela di apicoltori rivolta ad un funzionario che aveva loro confiscato i muli utilizzati, appunto, per il trasporto degli alveari.
I prodotti dell’alveare erano largamente presenti nell’alimentazione e nella medicina. Un documento, risalente a circa 2.000 anni fa, descrive numerosi preparati curativi a base di miele che guariscono ferite e malattie del tubo digerente, delle reni, degli occhi. La chirurgia dell’epoca utilizzava il miele per le sue proprietà cicatrizzanti, e per le donne si producevano creme di bellezza, paste dentifrice e saponi a base di miele.
api egittoLa presenza nella colonia di un “re”, a capo di una comunità numerosa, laboriosa e sottomessa, spiega la presenza dell’ape nei simboli reali.
Quasi sicuramente per questo motivo il Basso Egitto faraonico utilizzò l’ape come emblema. Per uno scrittore latino, Orapollo, “quando gli egiziani vogliono rappresentare un popolo che ubbidisce al proprio re, dipingono un’ape. Ed i soldati coraggiosi si vedevano attribuire dal Faraone un’ape d’oro, simbolo del valore e dell’ubbidienza al re”.
Gli unguenti ed i profumi erano preparati nei templi ed esisteva, certamente, un monopolio del miele e della cera a favore dei sacerdoti. Alle cerimonie ed al consumo reale era riservato solo il miele chiaro e puro.
In occasione di certe ricorrenze si mangiavano ritualmente miele e fichi ed una di queste era intitolata “la festa della vallata dove si mangia il miele”.
La cera era utilizzata in molte occasioni ed anche in cerimonie di stregoneria.
Alcuni documenti riguardano un processo durante il quale vennero condannati certi maghi ritenuti colpevoli di aver fabbricato statue di “cera pura” allo scopo di nuocere a Ramsete III, 3.300 anni orsono.
Facciamo ora un salto in avanti, fin quasi ai nostri giorni. Su un numero del 1870 de “L’Apicoltore” abbiamo scovato una dotta ed affascinante trascrizione, a cura di Michele Balsamo Crivelli, da un opuscoletto intitolato “L’ape egiziana”. E’ curiosa l’origine della pubblicazione originale: esattamente il giorno 4 di giugno del 1864 giunsero a Berlino, dopo 19 giorni di viaggio, alcune colonie di api egiziane, introdotte dalla locale Società di Acclimatazione. Responsabile delle novelle mellifere fu un distinto apicoltore, il signor F.W. Vogel di Custrin, il quale, per l’appunto, diede alle stampe il libricino. Ci è impossibile riportate per intero l’articolo, per quanto meriti una simile attenzione: ci limitiamo, quindi, ai passi più piacevoli.
“…. Chi pratica attualmente nell’Egitto l’apicoltura sono i Fella e i Copti: i Beduini dell’estremità del deserto non se ne occupano. Le api vengono coltivate in iscodelle e in brocche, e tostoché siano di esse popolati questi vasi, si immurano. Sono pure molto in uso dei cilindri formati dalla melma del Nilo…. Sembra che in Egitto non sianvi arnie di paglia.
Le api traggono la loro principale nutrizione dal trifoglio (Trifolium alexandrinum). Nel marzo sono in fiore la maggior parte delle piante e degli arbusti. Nei giardini raccolgono le api il polline e il miele dal Tornasole, cetriuolo, popone, dalla cipolla e fava, ecc. Nel paese Rei il raccolto avviene nel maggio. Dopo quest’epoca molti tratti del terreno non sono più che una morta solitudine….
Nell’Egitto superiore la sciamatura avviene nel febbrajo, nel medio nel marzo. Per indurre uno sciame preso a costruire i favi paralleli al disco che chiude il cilindro, si conficcano dei favi vecchi a un biforcuto ramicello, che ha l’altezza della luce del cilindro, e si introduce nell’alveare che verrà occupato. I favi vengono costruiti nella parte superiore e presso il ramicello, e l’arabo, staccandoli superiormente, li può estrarre e ritornare nel cilindro. Si potrebbe quasi dire che gli arabi in parte abbiano il favo mobile. Tutti i favi che le api costruiscono sono paralleli a quello che venne introdotto. Il vendemmiare il cilindro è assai facilitato da una tale predisposizione….
Le api operaie dell’Egitto hanno colorato in giallo rosso o arancio il primo e il secondo segmento della parte posteriore del corpo e il terzo segmento sino alla metà, che è poi nero, a somiglianza delle api italiane…. Veduta l’ape egiziana dalla parte postriore del corpo verso il corsaletto, spicca particolarmente la bianchiccia vellosità, e volando ella sembra infarinata…. E’ notabilmente minore la grandezza dei fuchi egiziani da quella degli italiani e tedeschi….
api egittoL’ape regina egiziana, non solo visibilmente diversifica nel colore dall’ape tedesca, ma ben anche dalla italiana. Le prime anella dorsali dell’ape madre africana sono assai colorate giallo rosso, e presso alcuni bei esemplari, come sprizzate di sangue.
Le ali di tutti e tre gli individui dell’ape egizia sono più piccole di quelle delle tedesche e italiane, e più fine sono le nervature. Il suono prodotto dalle loro ali è più alto e sottile che nelle altre varietà d’api conosciute. Il tuono del loro volo è si sorprendentemente dolce, che anche un novello apicoltore facilmente distingue se sia o no un volo d’api egizie. Quand’anche tutte e tre le varietà volino contemporaneamente, si ode il tuono più alto delle egizie. Anche il tuono delle ali de’fuchi viene all’orecchio più dolce. Mai non si direbbe che l’ape egizia canta in soprano, in basso l’italiana e la tedesca.
Le celle delle api egiziane nella materia, forma e posizione concordano colle italiane e tedesche, ma diversificano in grandezza…. Ben inteso le celle reali sono pure più piccole. In esse si rimarca una particolarità, cioè l’ape egiziana le costruisce assai sottili, mentre per esso le altre varietà di api le pareti delle celle reali, via via le afforzano fino a che le api perfette le abbandonano …. Sebbene le celle delle nostre api sieno considerevolmente più grandi di quelle egiziane, tuttavia si sperimentò che queste piccine api non si stettero dal deporvi le ova. Ma vedete, la loro grandezza le fece cadere in errore, poiché sulle prime vi deposero ova da fuchi, e dopo vari giorni si diedero a favorirle quelle di api operaje….
L’attività dell’ape egizia viene comprovata bastantemente col fatto del gran miele che ammassa. Allorché riede dal campo impinzata del melleario succo, le prime anella addominali sono presso che trasparenti. Le pallottoline del polline nel totale non differenziano in grossezza da quelle raccolte dalle nostre api….
Ebbene nel cilindro di melma del Nilo contenente lo sciame d’api egiziane, non si scontrò del propoli. Nella Germania finora non si osservò che le api egiziane portino a casa del propoli. Elleno vi assicurano i film e otturano le fenditure colla cera. Tra noi devieranno esse da questo costume? …. Quanto più l’ape è ingorda del miele altrettanto ha tendenza a procacciarsene in qualsiasi modo, dall’istinto di levarlo dai fiori passa a rapirlo. E in proposito ben scrisse Dzierzon, dalle api creature irragionevoli non sì può attendere una migliore morale che bottinar del miele e ove ne lo fiutano lo prendono…. All’ape egizia, è facile conservar pura la di lei razza, quantunque l’alveare che la contiene si trovi circondato da altri della razza tedesca e italiana, stante che essendo essa più piccola della razza di queste, certamente nel volo aereo si sceglierà un piccolo fuco appartenente alla di lei varietà, il che riuscirà facile per la voce più fina del fuco egizio. E il suddetto scrittore (Vogel, N. d. R.) ebbe ad osservare, che congiuntasi l’ape egizia con un fuco italiano non poté liberarsi delle parti dei di lui organi sessuali, troppo voluminosi, sicché soccombette

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